LA PERSONALITÀ

La personalità è un insieme di caratteristiche di un individuo che restano abbastanza stabili nel tempo e ne guidano il comportamento, il modo di reagire alle situazioni ed entrare in relazione con gli altri. 

Gli psicologi si sono chiesti se i tratti della personalità siano ereditari e quanto invece siano determinati dall'ambiente. Molti psicologi pensano che sia possibile parlare di una personalità innata, cioè ereditaria. Altri invece che sia soprattutto il frutto di esperienze vissute. Attualmente si considera che l'ereditarietà pesi per circa la metà nella formazione delle caratteristiche della personalità. 

Tipi di personalità - Valentina Luciani

LE TEORIE SULLA PERSONALITÀ

In epoca antica il medico dell'antica Grecia Ippocrate (460- 370 a.C) formulò la teoria dei 4 umori, secondo la quale nell'uomo esisterebbero 4 "sostanze" di base (gli umori) corrispondenti a altrettanti elementi naturali. In base alla prevalenza di uno di questi elementi sull'altro si avrebbero 4 tipi differenti di personalità: il flemmatico (lento, pigro, ma sereno), il sanguigno (allegro, giocoso, estroverso), il melanconico (debole, triste, chiuso in se stesso) e il collerico (irascibile, permaloso, superbo). Questa teoria è oggi considerata non scientifica, naturalmente. 

In epoca moderna sono state sviluppate molte teorie della personalità, che si distinguono tra loro in modi diversi. Una distinzione importante è quella tra teorie basate sui tipi e sui tratti.

  • Le teorie dei tipi  classificano le persone in categorie determinate, come ad esempio la personalità creativa opposta all'analitica
  • Le teorie basate sui tratti cercano di descrivere la personalità per mezzo di "ingredienti" che sono presenti in ogni individuo in quantità diverse, come ad esempio il tratto dominanza - sottomissione o nervoso- calmo.
Se consideriamo i due concetti opposti come poli estremi, ogni persona si collocherà in un punto ben specifico di questa linea.

 LA TEORIA DEI TIPI: ESTROVERSIONE E INTROVERSIONE

Chi sono gli introversi e gli estroversi? Caratteristiche dei tipi di  personalità, loro differenze, storia della terminologia

Carl Jung

  • Introverso: orienta la sua attenzione verso il mondo interiore
  • Estroverso: orienta la sua attenzione verso il mondo esteriore, quindi verso le altre persone.

 Per lui ci sono 4 funzioni psichiche fondamentali:

  • il pensiero: si fonda sull'uso di processi logici e razionali
  • il sentimento: giudizi di valore legati a ciò che ci piace o no
  • la sensazione: la percezione reale
  • l'intuizione: capacità di percepire le opzioni proiettandosi nel futuro

Ogni persona le possiede tutte, ma ne ha sempre una dominante, che usa di più. La combinazione tra il carattere e la funzione dominante mette le basi per una classificazione in 8 tipi psicologici (es: estroversione e pensiero, introversione e sentimento,...).

Hans Eysenck

Estroversione e introversione sono caratteristiche generali che determinano il carattere di una persona. Lui però considera queste caratteristiche nel loro significato più quotidiano (es: l'introverso a pochi amici, l'estroverso preferisce lavorare in gruppo,...). 

LE TEORIE DEI TRATTI

Cercano di descrivere la personalità di un individuo come una combinazione variabile di qualità o tratti. 

Lo psicologo inglese Raymond Cattell identificò 16 tratti "bipolari", cioè fattori che descrivono gli stremi di una certa caratteristica (es: fiducioso e diffidente): ognuno di noi si colloca tra questi due poli, a seconda del proprio grado di fiducia o diffidenza.

Il modello di Cattell è stato molto criticato e dalle critiche si è sviluppato un modello oggi molto usato basato solo su 5 tratti di personalità, chiamato Big Five.

I 5 tratti sono:

  1. Estroversione/Introversione
  2. Nevroticismo/Stabilità emotiva
  3. Coscienziosità/Sregolatezza o inaffidabilità
  4. Piacevolezza/Spiacevolezza o diffidenza
  5. Apertura mentale/Chiusura mentale.Big Five e Teorie della personalità -Introduzione alla psicologia
I DISTURBI DELLA PERSONALITÀ

Al modello dei 5 tratti di recente è stato aggiunto il fattore onesta/umiltà. Questo permette di descrivere forme di comportamento negative che possono diventare disturbi della personalità. La personalità sociopatica o psicopatica infatti tende a mentire, ignorare le regole e non rispettare gli altri. La psicopatia ha alcune affinità con la personalità narcisistica (assenza di empatia, idea di sé eccessivamente idealizzata, egoismo senza freni). 

LE PATOLOGIE DELLA PERSONALITÀ
 
La patologia mentale si ha quando il comportamento di una persona sfugge da ciò che si ritiene normale e comprensibile.
Le ansie e le fobie sono disturbi mentali diffusi, che sono innocue per un soggetto normale. I disturbi ossessivo- compulsivi (si affrontano con ansia incontrollabile certe ossessioni) sono una variante del comportamento fobico.
La schizofrenia è una forma più grave di patologia della personalità.
 
LE FASI DELL'ESISTENZA

Solitamente si suddivide la vita in 4 fasi principali: giovinezza, fase adulta, mezza età e vecchiaia, della durata di una ventina d'anni ciascuna e senza confini netti ma periodi di transizione che si sovrappongono. Tali periodi sono spesso caratterizzati da momenti di crisi, ovvero di cambiamento, insicurezza e mutamento di visioni e progetti. 
Invece di questa suddivisione si può descrivere la vita come un insieme di compiti che si devono affrontare (ad esempio un giovane ha il compito di curare la propria istruzione, ecc). Questi compiti possono cambiare a seconda della propria cultura. 

GLI 8 CICLI DI VITA DI ERIK ERIKSON
 
 
Erik Homburger Erikson (1902 -1994) | Le biografie dei grandi della  psicologia
 
  1. infanzia (0-1 anno) l'infante dipende in tutto dagli altri e deve quindi sviluppare un senso di fiducia verso i genitori e verso l'ambiente
  2. Da 1 a 3 anni il bambino comincia a essere in grado di prendere decisioni semplici
  3. Dai 3 ai 6 anni nasce l'iniziativa personale. Il bambino deve imparare a conoscere le conseguenze delle proprie azioni e sviluppare un primo senso di responsabilità
  4. Dai 6 ai 12 anni il bambino si misura con i propri compagni di scuola, nei giochi e nelle attività manuali e intellettuali sviluppando la consapevolezza della propria competenza e produttività
  5. adolescenza (12-18 anni) è il periodo della "crisi d'identità" più importante per lo sviluppo 
  6. giovani adulti (19 ai 40 anni) in questo periodo è importante sviluppare relazioni intime di amicizia e di amore
  7. mezza età (40-65 anni), in cui si esplica la capacità produttiva e creativa di ogni individuo
  8. vecchiaia porta l'individuo a riflettere sulla vita che ha trascorso e ad affrontare l'idea della morte
Questo modello non va considerato in modo rigido, perché le nostre società attuale offre differenti modelli di vita.

LA TEORIA DEGLI STADI DI JEAN PIAGET
 
 
 
Jean Piaget - Wikipedia

Si riferisce allo sviluppo del pensiero razionale nei bambini. Essi superano stadi sempre più complessi di comprensione della realtà e di capacità di ragionamento. Tali stadi seguono una programmazione biologica, ma devono essere attivati dall'educazione, dall'ambiente e dalle esperienze.
  1. stadio senso motorio (0-2 anni) il bambino acquisisce la capacità di movimento per comunicare all'esterno propri bisogni fisiologici e affettivi.
  2. stadio pre- operatorio (2-7 anni) il bambino impara a rappresentarsi il mondo esterno, è la fase del pensiero simbolico che si sviluppa soprattutto con il gioco e il linguaggio. Il comportamento è tuttavia caratterizzato dall'egocentrismo, ovvero dall'incapacità di capire il punto di vista altrui.
  3. stadio delle operazioni concrete (7-11 anni) il bambino supera definitamente la fase dell'egocentrismo, acquistando in maniera più sicura il senso della realtà fisica e umana come diversa dal proprio io.
  4. stadio delle operazioni formali (11-15 anni circa) caratterizzato da una maturazione decisa del pensiero logico e astratto, del linguaggio e della socializzazione.
Il superamento dell'egocentrismo si ha all'incirca con il compimento dei 4 anni. I soggetti autistici hanno spesso difficoltà a compiere questo passo. 

IL GIOCO E LA CRESCITA 
 
 
 
Funzioni esecutive: come potenziarle attraverso il gioco - Psicologia

Il gioco è un attività importantissima nel processo di crescita: si esplora l'ambiente, si esercita la curiosità, si accumulano esperienze e capacità. Il gioco non ha uno scopo "produttivo", ma è un esercizio di preparazione alla vita. 
Origine di giochi è l'imitazione di quello che fanno gli altri, per esempio attraverso giochi di ruolo (ladro e poliziotto). In altri casi si vogliono mettere alla prova le capacità intellettuali, per esempio per mezzo di giochi di memoria, di parole o strategia.Si possono mettere alla prova le proprie emozioni, in particolare ansie e paure sfidandosi a superarle. Il gioco inoltre stimola l'apprendimento di attività basate su regole, l'importanza della correttezza  e la gestione di emozioni come la tristezza per la sconfitta e l'accettazione della superiorità dell'avversario senza cadere nella disperazione.


 

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